Ad un anno dall'entrata in vigore della nuova legge sul servizio civile in svizzera
VIVETE IL SERVIZIO CIVILE IN MANIERA SERIA

A cura di Giovanni Pellegri



A Caritas Insieme TV del 25.10.'97 Roberto Rambaldi, oggi vice direttore di Caritas Italiana, ha raccontato la sua esperienza di obiettore di coscienza e il suo percorso professionale di 20 anni in Caritas Ambrosiana di Milano e poi italiana a Roma cominciato con il servizio civile.

I dati pubblicati dalla divisione del servizio civile di Berna hanno confermato le previsioni: la nuova legge sul servizio civile ha riscontrato un buon successo. Dopo un anno dall'entrata in vigore della legge, le richieste inoltrate a Berna sono, infatti, state 2'191. Le richieste provenienti dal Ticino sono state 75. Insomma un nuovo piccolo esercito a disposizione della nostra società per un servizio utile per tutti. Affinché l'obiettore possa effettivamente cogliere nel servizio civile un'occasione di cambiamento personale, educativo per se stesso e per l'intera società, è importante che le motivazioni che sottendono alla scelta dell'obiezione non siano ridotte ad un generico anche se lodevole desiderio di volontariato, ma richiedono una più precisa e decisa posizione per una chiara visione della vita e della società.

Roberto Rambaldi, ora vicedirettore di Caritas Italiana, ci ha raccontato la sua esperienza di obiettore. Ecco il suo cammino. Un obiezione di coscienza che non si è limitata ad un lavoro da eseguire in alternativa al militare o ad un fatto marginale riducibile ad una bella esperienza. Gli ideali, nati magari da una dimensione protestataria di rifiuto di sottostare alle leggi militari, sono maturati e divenuti stile di vita. Insomma se non vogliamo che gli ideali di pacifismo e non violenza restino degli episodi intellettuali nella vita dell'obiettore bisogna saper offrire gli strumenti adeguati affinché il servizio civile diventi scuola di umanità. È questa la strada interessante del servizio civile anche nelle quotidiane e magari banali attività alla quali saranno confrontati gli obiettori durante i giorni di servizio.

D: Com'è nata la tua storia d'obiettore?
R:
Mi dichiarai obiettore e optai per il servizio civile negli anni 1977/78. Allora il servizio civile durava venti mesi e svolsi questa esperienza nel Friuli terremotato. Fu un'esperienza assolutamente indimenticabile, come tutte le esperienze di servizio civile. Lo svolsi a tempo pieno, e quindi evidentemente più coinvolgente, più a presa diretta con i bisogni drammatici, con le fasce più deboli della popolazione. Un'esperienza che ha segnato la mia vita tanto che un po' scherzando, e un po' sul serio, non mi sono mai congedato. Infatti, l'obiezione per chi la vive seriamente, deve continuare anche dopo il congedo, come valore di fondo. Il servizio civile ha segnato la mia vita, sterzandola verso la Caritas, verso delle scelte anche professionali, ma comunque più attente alle tematiche della pace e delle fasce più deboli della nostra popolazione. La scelta del servizio civile coniugava benissimo queste due attenzioni, così come la mia scelta professionale, di conseguenza ho continuato a coniugarle nel mio lavoro. Certo ho avuto anche la fortuna, di incrociare un ente del tutto particolare, la Caritas, che non è, una delle tante associazioni di volontariato. È un ente ufficiale della Chiesa Cattolica, con un mandato ben preciso. Quindi l'inserirsi in questo organismo ha voluto dire anche tutta una necessità di ripercorrere delle strade, di riaffrontare delle maturazioni, come scelte di fede, come attenzione anche al dialogo con tutte le persone di buona volontà. Ha anche voluto dire condividere delle proposte piuttosto forti di una Chiesa che si pone decisamente al servizio dei poveri e che richiama la Chiesa tutta a porsi al servizio dei poveri, partendo da testimonianze concrete.

D: Dal 1977 fino ad oggi la Caritas Italiana ha accolto più di 30'000 obiettori nella sua struttura. Che cosa significa per voi questa importante presenza di giovani obiettori?
R: Significa un patrimonio di investimento in giovani che hanno davanti a sé un periodo di tempo da vivere attraverso una struttura di Chiesa. Anche qui è una coniugazione interessante e di prospettive tutte da affinare. Giovani che poi si sono reinseriti nella società, con le loro scelte di famiglia, di vita, di lavoro, di impegno del volontariato nel sociale, nel politico ... Ci rendiamo quindi conto che è un patrimonio uso volutamente questo termine che pensiamo abbia e stia portando alla Chiesa e anche alla società italiana un ritorno estremamente positivo. Su questo percorso c'è ancora tanto da fare, con i giovani ma anche con gli educatori.

D: Ma l'obiettivo qual è, avere più obiettori e meno militari?
R:
Assolutamente no. L'obiettivo è avere più giovani che maturano una riflessione profonda sui temi della pace, che passa anche attraverso il tempo del servizio civile. È importante però che sia una scelta che non si limiti al servizio civile, ma deve attraversare tutta la vita, tutto l'impegno, le scelte di famiglia, di professione. Quindi è uno stile di vita che condizionerà anche piano piano le scelte su grande scala: dalle realtà locali, fino ad alcune scelte politiche, magari anche a livello nazionale. Questa è una seminagione i cui frutti si vedranno col tempo, ma estremamente importante, che va al di là di qualsiasi cifra e numero di obiettori in congedo, in servizio, in attesa. È un po' la seminagione di chi ha a cuore le tematiche della pace. Pensiamo alle drammatiche vicende della Bosnia, del Ruanda o di altre zone del mondo, tutti siamo stati chiamati, volenti o nolenti, a confrontarci.

D: In Svizzera il servizio civile è una realtà nuova. Che cosa fare affinché l'obiezione di coscienza possa maturare in un ottica di impegno serio davanti alla società?
R:
Se mi è permesso voglio dare agli amici del Ticino un benvenuto nella grande famiglia di chi in qualche modo può svolgere questo tipo di scelta. Certamente l'invito, che farei anche se non avessi questo passato, e questo ruolo, è: vivete questo periodo in maniera seria. Investitevi. Non perdiamo l'occasione. Qualsiasi sia la vostra scelta. A maggior ragione se la scelta sfocia nell'opzione del servizio civile. Vediamola in maniera seria, rigorosa, matura. Abbiamo diversi livelli di responsabilità, con noi stessi, coi poveri o comunque con la gente a cui ci poniamo al servizio non possiamo tradirne le attese e anche con quanti, non dimentichiamolo, negli anni o nei decenni passati, hanno pagato alcune coerenze profonde in maniera pesante col carcere o, per andare più indietro nel tempo, addirittura con la vita. Voi potete oggi svolgere questo servizio civile, anche perché tempo fa ci fu chi lottò con forme coerenti, pagando testimonianze anche pesanti sulla propria persona per il discorso della scelta non violenta dell'obiezione di coscienza. Fosse anche solo per rispetto a queste testimonianze, non così lontane nel tempo, mi permetto un richiamo alla coerenza. Ripeto, un servizio civile svolto in maniera annacquata, sarebbe una contro-testimonianza che non giova assolutamente a nessuno. Certamente sarebbe un danno per la causa della pace.